Conoscere la propria fertilità
Il social freezing consiste nel congelare i proprio ovociti e quindi preservare la propria fertilità. Per congelare i proprio ovociti è necessario sottoporsi ad una stimolazione ovarica della durata di circa 2 settimane e ad un prelievo ovocitario. Gli ovociti recuperati vengono quindi posti in azoto liquido a -196°C dopo possono rimanere per un tempo indefinito.
Per avere buone possibilità di avere un figlio dopo scongelamento di ovociti è necessario un numero medio di ovociti variabile a seconda dell’età in cui si esegue il prelievo ovocitario. L’età entro cui è raccomandata questa procedura è 35 anni.
Attualmente la crioconservazione ovocitaria è garantita dal Sistema Sanitario Nazionale per le giovani pazienti oncologiche che devono sottoporsi a trattamenti oncologici che possono portare ad un danno ovocitario e a menopausa precoce. Grandi sforzi si stanno facendo per garantire questo trattamento in convenzione anche a pazienti non-oncologiche che hanno un rischio clinico di andare incontro al medesimo danno ovocitario e quindi ad un’insufficienza ovarica prematura. Attualmente le pazienti che desiderano crioconservare gli ovociti per posticipare la gravidanza per “motivi sociali” (da cui il nome social freezing) devono effettuare il trattamento a pagamento.
“congela gli ovuli. Fatti un favore”
Sempre vero? Forse no.
Congelare gli ovociti come abbiamo intuito può essere un’opportunità. Ma la cosa più importante è conoscere la propria fertilità, monitorarla e conoscere i rischi di ricercare una gravidanza ad un’età più avanzata, sia in termini di fertilità sia in termini ostetrici.
La pianificazione familiare e la valutazione della riserva ovarica rimangono le scelte migliori. Per pianificazione familiare si intende delineare la propria concezione di famiglia per valutare se, come e quando completare il progetto riproduttivo e quindi scegliere un metodo contraccettivo valido fino al momento di desiderio di una gravidanza.
La valutazione della riserva ovarica si può effettuare con un’ecografia pelvica effettuata da un medico che si occupa di medicina della riproduzione e/o la valutazione dell’ormone anti-mulleriano che si misura tramite un prelievo di sangue. Con questi due strumenti è infatti possibile valutare la riserva ovarica in termini di quantità, non in termini di qualità. Ad oggi infatti non esiste alcun modo per valutare la qualità degli ovociti se non con la visione diretta degli stessi dopo prelievo ovocitario.
E’ ormai noto che la riserva ovarica diminuisca con l’aumentare dell’età sia in termini di quantità che di qualità, è meno noto che questa diminuzione inizia a 30 anni e a 35 anni la curva della fertilità cala drasticamente. E’ ancora meno noto che queste informazioni si basano su nozioni statistiche e c’è un’ampia variabilità soggettiva. Per questo è importante conoscere e monitorare la propria fertilità sin da quando si è giovani, perché questo può permettere una migliore pianificazione familiare e valutare se procedere con il congelamento preventivo degli ovociti.
Bisogna ricordare infatti che anche la procreazione medicalmente assistita omologa (senza la donazione di gameti) non può risolvere il problema della ridotta qualità ovocitaria (come quantità e qualità degli ovociti).
Congelare gli ovociti in giovane età tuttavia non risolve tutti i problemi. E’ importante una valutazione della propria salute e sapere che con l’avanzare dell’età possono essere maggiori le complicanze della gravidanza quali diabete, ipertensione, parto prematuro. Dobbiamo infatti ricordare che la gravidanza “stressa” l’organismo.
Anche se con un impatto mediatico minore direi:
“conosci la tua fertilità. Fatti un favore”